L’analisi del mercato del lavoro in Emilia Romagna, curata da ERVET, attraverso i dati delle forze di lavoro ISTAT e dei flussi di lavoro del SILER.

Forze di lavoro e occupazione in Emilia Romagna

Nei primi nove mesi del 2016 l’occupazione è cresciuta del 2,4% rispetto allo stesso periodo del 2015, con un aumento di 46,5mila posti di lavoro.

Nel terzo trimestre 2016 gli occupati sono pari a 1.973.959, in aumento del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2015 (+47.280), al di sopra del livello di occupazione pre-crisi (3° trim. 2008). Le dinamiche di genere evidenziano un incremento dei posti di lavoro soprattutto per le donne (+39,5mila, +4,7%), più che per gli uomini (+7,8mila, +0,7%).

Il tasso di occupazione trimestrale è al 68,9%, +1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2015. Si tratta del valore più elevato tra tutte le regioni italiane ad esclusione del Trentino-Alto Adige (71%). La componente maschile ha un tasso pari al 75,9% (+0,9 punti percentuali), mentre quella femminile giunge al 62% (+2,7 punti percentuali).

Il tasso di disoccupazione nei primi nove mesi del 2016 è pari al 7,1%, in calo di 0,7 punti percentuali sui primi nove mesi del 2015. Tale risultato è dovuto ad un continuo decremento nel corso dell’anno. Se infatti nel primo trimestre il tasso di disoccupazione è stato pari all’8,3% e nel secondo trimestre era al 6,8%, nel terzo è pari al 6,1%, in calo tendenziale, rispetto ad un anno prima di 0,6 punti percentuali. A livello regionale un dato inferiore lo si rileva unicamente in Trentino-Alto Adige (4,2%).

Nel terzo trimestre 2016 le persone in cerca di lavoro sono 127,8mila, con una contrazione di 11.400 persone rispetto al terzo trimestre 2015 (-8,2%).

La dinamica di genere registra andamenti divergenti: il tasso di disoccupazione maschile scende al 4,7% (dal 6,1% nel terzo trimestre 2015), mentre quello femminile sale leggermente, collocandosi al 7,7% (dal 7,5%).

Per le donne si assiste ad una concomitante crescita dell’occupazione e della disoccupazione che si spiega con un loro forte aumento nel mercato del lavoro retribuito, più intenso rispetto alla crescita dei posti di lavoro che sono andate a ricoprire in questi anni. Nel terzo trimestre 2008, in concomitanza con l’avvio della crisi internazionale, si tenga presente che le donne occupate nella regione erano 852mila e, a distanza di sei anni, sono 888mila, 36mila in più.

Il tasso di attività femminile nel terzo trimestre 2016 è pari al 67,2%, 3 punti percentuali in più rispetto ad un anno prima, superato di poco a livello nazionale solo dal Trentino-Alto Adige (67,4%). Per gli uomini il tasso specifico si colloca invece al 79,7%, con un leggero calo tendenziale (-0,3 punti percentuali).

L’incremento dell’occupazione nel corso del terzo trimestre 2016 interessa principalmente il settore del terziario (+3,6% pari a 44.000 posti di lavoro rispetto al terzo trimestre del 2015).

Un segnale positivo, dopo due trimestri negativi sul versante occupazionale, arriva dall’Industria in senso stretto ove si registra un aumento del 2%, pari a 11.000 occupati in più rispetto al terzo trimestre 2015, per un totale di 522mila occupati. Tale crescita non è stata tuttavia sufficiente a recuperare i livelli occupazionali dei primi nove mesi del 2015 (525mila). Sul settore manifatturiero pesa anche un forte ricorso alla cassa integrazione in presenza di importanti crisi settoriali e aziendali tuttora in corso.

Si segnala poi una crescita dell’agricoltura (+9,8%), ancorché riferita ad un comparto di dimensioni  contenute, che pesa il 4,0% sull’occupazione totale.

Il settore delle costruzioni, invece, dopo un recupero messo a segno solo nel primo trimestre dell’anno, si riallinea nel secondo e nel terzo al trend decrescente in atto negli ultimi anni.

 

I flussi di avviamenti, cessazioni e trasformazioni

Tra gennaio e settembre 2016 in Emilia-Romagna, considerando tutte le tipologie contrattuali per i quali è prevista una comunicazione di avviamento, cessazione, proroga o trasformazione da parte dei datori di lavoro (pubblici e privati), sono stati avviati complessivamente 692.135 nuovi contratti, il 6,8% in meno rispetto al medesimo periodo del 2015. Più intensa la contrazione delle cessazioni di contratti esistenti (-7,1%), che hanno superato di poco le 594,2 mila unità.

Leggermente più contenuta la riduzione dei flussi del lavoro dipendente (-3,8% gli avviamenti e  -3,4% le cessazioni), grazie al contributo positivo apportato dalla somministrazione e dall’apprendistato, che hanno visto crescere sia gli avviamenti, che le cessazioni. Dopo il consistente aumento del 2015 si deve registrare la contrazione dei contratti a  tempo indeterminato (-14,8% gli avviamenti; -3,2% le cessazioni), che comunque si mantengono ad un livello superiore di quello rilevato nel 2014. In calo anche i flussi di avviamenti (-6,4%) e cessazioni (-9,9%) dei tempi determinati. Come ci si aspettava si sono ridotte anche le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato in contratti a tempo indeterminato (-32,9%).

Tra le altre tipologie contrattuali, si segnala la netta contrazione del flusso di avviamenti (-83,5%) e di cessazioni (-73,1%) di contratti di lavoro parasubordinato, sui quali è evidente l’effetto delle modifiche introdotte dal Dlgs 81/2015, entrato in vigore lo scorso giugno 2015, che ha sancito la sostanziale abolizione di tale tipologia contrattuale a partire dal 1° gennaio 2016, fatta eccezione per la PA (per la quale il divieto scatta dal 2017) e alcune limitate fattispecie.

Prosegue, anche se a ritmo oramai meno intenso, la dinamica negativa del lavoro intermittente:  -2,3% gli avviamenti e -9,0% le cessazioni.

Si riducono anche i flussi del lavoro domestico intercettati con le comunicazioni obbligatorie (-6,8% gli avviamenti e -4,4% le cessazioni), che rappresentano però solo una parte dei flussi reali (che ricomprendono anche la parte di lavori effettuati tramite voucher per lavoro accessorio per i quali non è richiesta la comunicazione obbligatoria).

Nei primi tre trimestri del 2016 è proseguito il boom del lavoro accessorio, anche se ad un ritmo meno intenso dello scorso anno. In Emilia-Romagna sono stati venduti 13.602.803 di buoni lavoro del valore nominale di 10 euro, il 12,4% del totale dei voucher venduti a livello nazionale, confermandosi terza regione per numero di buoni venduti (dopo Lombardia, con più di 20,1 milioni di buoni, e Veneto, con quasi 13,9 milioni di buoni venduti). Rispetto al medesimo periodo del 2015, in regione, i voucher venduti sono cresciuti di oltre 3,4 milioni di unità (+33,6%, dato leggermente inferiore a quello nazionale, pari a 34,6%)

Considerando tutte le tipologie contrattuali, alla fine di settembre il saldo (avviamenti meno cessazioni) di tutte le posizioni lavorative è stato positivo di 97.900 unità, in leggero rallentamento rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno, quando il saldo era stato superiore a 102,8mila posizioni di lavoro.

Nel complesso del solo lavoro dipendente in senso stretto (tempo determinato, tempo indeterminato, somministrazione e apprendistato), invece, il saldo tra gennaio e settembre 2016 è stato positivo per oltre 103,2mila posizioni lavorative, grazie alla spinta fornita dal tempo determinato (+71mila posizioni di lavoro create), che ha più che compensato il rallentamento della crescita delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato. Alla fine di settembre, il saldo del tempo indeterminato è risultato positivo (quasi 23mila posizioni di lavoro) ma comunque inferiore al dato rilevato un anno prima (+48mila), comunque superiore a quello del 2014 (+18,5mila). Aumentano le posizioni di lavoro anche nel caso della somministrazione (+10mila).

Nonostante la riduzione degli incentivi economici per il 2016, la dinamica delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato continua ad essere positiva, anche se in rallentamento. Su tale risultato ha influito, come già evidenziato nei mesi precedenti, la dinamica estremamente positiva dei flussi osservata alla fine del 2015, quando una parte dei datori di lavoro privati ha deciso di anticipare le assunzioni a tempo indeterminato e le trasformazioni di contratti a termine che avrebbero realisticamente effettuato nei mesi successivi se non ci fosse stato un ridimensionamento della decontribuzione previdenziale con la Legge di stabilità 2016 (che è passata dal 100% previsto per il 2015 al 40% per i nuovi contratti attivati o trasformati nel corso del 2016). Il dato più rilevante da evidenziare è comunque il ‘segno’ del saldo delle posizioni di lavoro a tempo indeterminato. Nei primi nove mesi dell’anno, il segno è positivo, a significare una creazione di posizioni di lavoro.

Per le altre tipologie contrattuali, invece, il saldo è risultato negativo: -3,8mila circa per il lavoro parasubordinato, -906 le posizioni di lavoro intermittente e -642 quelle di apprendistato.

Per approfondire:

Occupazione, disoccupazione e ammortizzatori sociali in Emilia-Romagna – III trimestre 2016 (dicembre 2016)

Le dinamiche del lavoro dipendente, parasubordinato e accessorio in Emilia Romagna – III trimestre 2016 (novembre 2016)